Apple: 3 motivi per cui gli investitori stanno abbandonando le azioni | Investire.biz

Apple: 3 motivi per cui gli investitori stanno abbandonando le azioni

13 mar 2025 - 15:45

Gli investitori sono in fuga dalle azioni Apple. Perché hanno abbandonato un titolo che fino a poco tempo fa consideravano un porto sicuro? Scopriamolo

La stella di Apple non brilla più a Wall Street. Un tempo considerate un asset rifugio, ora le azioni del gigante dell'iPhone non sono più appetibili per gli investitori. Anche nell'ultima seduta alla Borsa di New York, nella quale le Big Tech hanno recuperato terreno, il titolo Apple ha chiuso con un passivo dell'1,75%.
 
Quest'anno le azioni di Cupertino sono scivolate di 13,35 punti percentuali, sottoperformando il Nasdaq 100, in declino del 6,7% nello stesso periodo. Ma circa un quinto delle perdite del benchmark è da attribuire alle pessime performance di Apple. Nel frattempo, il CBOE Apple VIX, indice che tiene traccia della volatilità implicita delle azioni, è balzato del 56% rispetto al minimo di febbraio. In mezzo a tutti questi dati negativi, gli investitori sembrano disorientati e hanno perso fiducia in quello che finora era considerato un punto fermo di qualsiasi portafoglio di investimento.
 
 

Azioni Apple: perché gli investitori non comprano più 

Cosa sta succedendo all'azienda più capitalizzata del mondo con oltre 3.200 miliardi di dollari di valore di mercato? Individuare un solo fattore che spieghi il sell-off delle azioni Apple sarebbe davvero riduttivo. Concorrono, invece, diverse cause che tengono lontani gli operatori di Borsa in questo momento.
 
In primo luogo, c'è l'incubo dei dazi che impattano sull'attività di Apple con la Cina. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha raddoppiato le tariffe sulle importazioni USA dalle aziende cinesi al 20%. Pechino per Apple è un hub estremamente importante nella sua catena di approvvigionamento.
 
Per la costruzione dell'iPhone, assemblato dalla taiwanese Foxconn, ad esempio, si rifornisce di alcuni componenti come le batterie da aziende cinesi quali Amperex Technology Limited. Ma non è solo questo. In caso di ritorsioni cinesi che finiscano per colpire le vendite di Apple in Cina, l'azienda potrebbe veder crollare la domanda. Quest'anno, il produttore dell'iPhone ha già perso quote di mercato nel Dragone. Un'escalation potrebbe aggravare la situazione, considerato che Pechino rappresenta circa il 17% delle entrate della società americana.
 
Secondo Anurag Rana, analista di Bloomberg Intelligence, in ballo vi è circa l'1%-1,5% di margine operativo e un impatto sulla crescita delle vendite dell'1%-2%. La speranza degli investitori è che l'amministratore delegato di Apple, Tim Cook, riesca a far risparmiare l'azienda dalla mannaia di Trump come fece durante il primo mandato alla Casa Bianca del leader repubblicano. Un'arma potrebbe essere quella di incrementare gli investimenti interni, come ha già annunciato. Stavolta, però, potrebbe anche non essere sufficiente, vista la determinazione del tycoon a procedere spedito verso la strada dello scontro frontale con gli altri Paesi.
 
Anche volendo, evitare i dazi potrebbe non bastare per rilanciare il titolo in Borsa. E qui veniamo al secondo fattore che sta mettendo pressione alle azioni: il rallentamento della crescita dell'azienda. In cinque degli ultimi nove trimestri, i ricavi sono scesi. Per quest'anno gli analisti prevedono in media un aumento del fatturato del 4,7%, ma si tratta di meno della metà rispetto all'11,8% stimato per il settore tech.
 
Neanche l'intelligenza artificiale, su cui ha puntato il management nel suo restyling aziendale dello scorso anno, sta venendo in soccorso. Si pensava ad esempio che la compatibilità dell'iPhone con le nuove funzioni AI (Artificial Intelligence) bastasse a invogliare i consumatori. Tuttavia, la domanda al momento è stata deludente. 
 
In terzo luogo, le azioni Apple sono ancora costose, nonostante i cali. Il titolo è scambiato a circa 28 volte i guadagni stimati, ben al di sopra della sua media decennale e secondo solo a Tesla tra le azioni delle Magnifiche Sette di Wall Street. "C'è così tanta incertezza a causa dei dazi e dubito che l'azienda possa crescere abbastanza da superare sia rischi come questo che l'ostacolo della valutazione", ha detto Scott Yuschak, Amministratore delegato della strategia azionaria di Truist Advisory Services.
 
Anche Tim Ghriskey, senior portfolio strategist di Ingalls & Snyder, mette in guardia sulle valutazioni. "In questo momento le azioni sono costose, e non solo la crescita è lenta, ma i catalizzatori per la crescita sono assenti", ha detto. Tra l'altro, "non sembra che l'intelligenza artificiale stia facendo molto, l'ambiente è molto incerto e c'è tanto rischio con i dazi e la Cina", ha aggiunto. Infine, "è passato un po' di tempo dall'ultima volta che abbiamo visto qualcosa di veramente innovativo da Apple", ha concluso.
 
 
 
 

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