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La prossima settimana si deciderà il futuro di Autostrade per l'Italia a seguito della decisione governativa se entrare o meno dentro la società partecipata da Atlantia;
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L'operazione finanziaria che richiede l'intervento dello Stato potrebbe risolversi multando Aspi pur mantenendo la concessione, in caso contrario sarebbe pronto il Fondo F2i che rileverebbe gran parte della quota della famiglia Benetton;
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Il titolo azionario sarà alle prese con la resistenza 24 euro, la rottura della quale potrebbe spingerlo verso i massimi del 2018.
Le ipotesi in gioco sulla trattativa
La scissione di Autostrade per l'Italia (ASPI) dal gruppo Atlantia sembra essere ormai alle porte. Quello che rimane da determinare a questo punto sarà chi prenderà il posto della società controllata dai Benetton: se sarà direttamente lo Stato italiano attraverso la Cassa Depositi e Prestiti (CDP) oppure il Fondo F2i.
In questo contesto sarà sicuramente decisivo il parere vincolante, nei consigli di amministrazione, degli azionisti di minoranza della CDP, ossia le grandi fondazioni, nonché degli investitori che hanno sottoscritto le quote del Fondo. Però tutto parte dalle decisioni che prenderà il governo nei prossimi giorni attraverso la presentazione in parlamento di un emendamento al decreto Milleproroghe che sancirà se la concessione verrà mantenuta in capo ad ASPI in cambio di una multa per la vicenda del Ponte Morandi nonché dell'impegno alla ricostruzione dello stesso. Nel caso dovesse prendere corpo questa ipotesi ASPI metterebbe nero su bianco un incremento degli investimenti per la sicurezza e la manutenzione oltre che una riduzione sostanziale delle tariffe. Insomma un impegno gravoso che certamente metterebbe fuori gioco la famiglia Benetton tramite la controllante Atlantia e volgerebbe a tutelare i dipendenti, i creditori e gli obbligazionisti della società. L'ipotesi sul piatto di un ingresso governativo, tramite la CDP, darebbe quindi una serie di garanzie e sarebbe dal punto di vista finanziario semplice da realizzare.
Se invece l'emendamento non dovesse passare e si facesse avanti la possibilità di ingresso del Fondo F2i tutto il discorso cambierebbe. La gran parte della quota di maggioranza di Atlantia in ASPI passerebbe al Fondo attraverso un investimento importante di investitori istituzionali, questo senza dubbio farebbe risparmiare risorse pubbliche ma si potrebbe scontrare con il benestare da parte degli azionisti di minoranza di ASPI, ossia Allianz e Silkroad. La complessità dell'operazione finanziaria qui sta tutta nella determinazione del valore che avrà ASPI che non potrà non tener conto del meccanismo a livello di tariffe e regolamenti che uscirà fuori dall'emendamento che la maggioranza governativa proporrà in parlamento.
Come si comporterà il mercato?
La domanda che sorge agli operatori finanziari ovviamente è come il mercato reagirà alla definizione della situazione di Aspi nei confronti delle azioni Atlantia. Premesso che il culmine della crisi si sia raggiunto nel mese di dicembre quando le azioni sono scese sotto i 20 euro, oggi il mercato sembra aver già scontato il fatto che Atlantia andrà sotto il 51% della quota ASPI e da qui il titolo potrebbe ripartire verso nuovo frontiere soprattutto se si riuscirà a trovare quella quadra che eviti alla società di costruzioni una multa troppo salata. Negli ultimi tempi le azioni gravitano in zona 23 euro, con lievi salite non accompagnate dai volumi. Dopo le decisioni governative ci sarà la sfida alla resistenza 24 euro in un trend di medio periodo che comunque è impostato al rialzo. La rottura della stessa potrebbe riportare il titolo verso 28 euro, massimo del 2018, ma per questo sarà molto importante vedere come le variabili a livello sistemico reagiranno ai nuovi stimoli delle banche centrali che hanno tutta l'intenzione di sostenere i prezzi messi sotto pressione dalle vicende dei nostri giorni che riguardano il coronavirus.