High Frequency Trading: origini e sviluppo dell'algo trading | Investire.biz

High Frequency Trading: origini e sviluppo dell'algo trading

07 mag 2020 - 08:15

24 ott 2022 - 16:35

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L’industria del trading ad alta frequenza è cresciuta rapidamente e ad oggi rappresenta circa il 50% delle transazioni nei mercati dei titoli azionari USA.

Negli ultimi anni il trading algoritmico ha preso sempre più piede, a scapito di quello discrezionale e degli scalper abituati a leggere i book come pochi altri trader. Quando si parla di operatività in Borsa e delle dinamiche sottostante, sempre più spesso si sente partlare di High Frequency Trading, le famigerate macchinette.

Ma cosa si intende per trading ad alta frequenza? Sono dei sistemi tecnologici avanzati usati da grandi società di investimento e fondi speculativi che sono costruiti su algoritmi proprietari. Tali codici permettono di eseguire un enorme quantità di ordini al secondo su diversi mercati e strumenti. L'operatività degli HFT è caratterizzata in particolare dalla velocità e dai volumi. Le posizioni vengono mantenute per tempi brevissimi e il controvalore delle transazioni è molto elevato.

Questo vantaggio competitivo ha visto molti investitori istituzionali generare altissimi rendimenti, soprattutto agli esordi, negli anni 2000, quando i competitors erano ancora pochi. Famosi e implacabili nel generare profitti sono stati quelli di Goldman Sachs, con la banca d'affari americana che qualche anno fa fu costretta a subire cospicue perdite sul trading floor dopo il furto dei preziosi codici sottostanti ai loro algoritmi.

La crescita della tecnologia e dei ricavi dell’HFT è cambiata molto negli anni. L’industria del trading ad alta frequenza è cresciuta rapidamente e ad oggi rappresenta circa il 50% delle transazioni nei mercati dei titoli azionari statunitensi. Il momento di maggior splendore si è toccato nel 2009, quando l’HFT occupava circa il 60% delle operazioni di mercato. Secondo un’analisi condotta dagli analisti di TABB Group dal 2009, anno in cui il reddito generato era pari a 7,2 miliardi di dollari, si è scesi a meno di 1 miliardo nel 2017.

Ad oggi il trading ad alta frequenza ha subito degli importanti stop. Alcuni dettati dal regolatore, che ha imposto dei paletti operativi, e altri dalla maggiore concorrenza, dalla bassa volatilità e da costi di sviluppo sempre più alti. Da non trascurare anche le operazioni Over The Counter e dark pool, ovvero transazioni istituzionali per alti controvalori e volumi che avvengono al di fuori dei circuiti tradizionali di borsa.

L’High Frequency Trading è per tutti? Purtroppo no. La tecnologia del trader privato non ha i requisiti tecnici per poter competere con le strutture istituzionali. L’hardware, il software e gli algoritmi che sono le fondamenta del sistema HFT non sono alla portata di tutti. Dietro questo sviluppo le grandi banche assoldano matematici e ingegneri con percorsi di studio di eccellenza e ambizioni di guadagno correlate. Senza contare l'elemento più importante nel vantaggio competitivo degli HTF: la velocità di negoziazione. Negli anni si è scatenata una vera e propria guerra tra i vari fondi speculativi e le banche d'affari per accaparrarsi il server più vicino a quello della Borsa valori su cui si faceva trading. Meno è la distanza, prima arriva l'ordine. Le aziende del settore hanno dunque investito milioni e milioni di dollari in know-how umano e tecnico per ottenere delle transazioni che viaggino a nanosecondi e tutto questo non è replicabile dal piccolo trader.

Il trader retail ha però una valida alternativa, rappresentata dal trading automatico. Questa evoluzione dell’operatività, che pone le basi sul trading algoritmico, permette di sfruttare la “macchina” per inviare gli ordini a mercato e gli algoritmi per generare backtest, strategie e statistiche. In questo caso il trader necessita di una piattaforma dispositiva ed una di sviluppo, le conoscenze base di un linguaggio operativo ed una “macchina” dalle prestazioni performanti. Purtroppo non si parla in questo caso di velocità, ma di utilizzo della tecnologia a favore dell’operatività.

Le aziende del settore resisteranno alla prova del Covid? Questa è una domanda che si pongono anche gli investitori di Wall Street. Tra le grandi aziende quotate sul mercato che operano in HFT troviamo Virtu Financial, una delle società che opera maggiormente nell’ HFT e che oggi rilascerà i conti economici relativi al primo trimestre di esercizio 2020. I dati evidenzieranno gli effetti della pandemia sul settore ed in particolare su questa nicchia.

Alta volatilità e volumi non eccessivi hanno caratterizzato questo periodo. Sicuramente gli sviluppatori avranno dovuto aggiornare gli algoritmi progettati fino a marzo, per affrontare una diversa tipologia di mercato. Con le trimestrali di questo primo periodo vedremo chi sarà stato in grado di affrontare velocemente il cambiamento. Altre aziende da notare sul mercato sono Citadel Group, uno dei gigante di fondi hedge e Flow Traders l’azienda guidata da Dennis Dijstra.

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