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Sukuk: cosa sono e come funzionano i bond della finanza islamica

28 dic 2020 - 17:00

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Erroneamente chiamati bond dalla finanza occidentale, questi strumenti finanziari sono più vicini ad un certificato fiduciario strettamente connesso con l’economia reale

Il Susuk è uno strumento esclusivamente in uso nella finanza islamica, ma è anche uno degli strumenti finanziari più diffusi al mondo ed in constante crescita. La caratteristica principale di questo strumento è che è specificatamente concepito per finanziare progetti incentrati sul territorio, in particolare africano e mediorientale. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

 

Susuk: cosa sono i cosìdetti “bond islamici”

Che cosa sono i bond sukuk? Prima di tutto bisogna fare molta attenzione alla terminologia. Nella finanza occidentale, i sukuk vengono normalmente chiamati, bond islamici, ma non è corretto. Formalmente sono dei certificati d’investimento conformi alle regole della Sharia, la legge islamica che proibisce ogni forma di prestito a interesse.

Il termine “Sukuk” è il plurale della parola araba “Sakk” il cui significato è “certificato”. Finanza ed Islam sono apparentemente un ossimoro: la legge coranica vieta di usare il denaro per ottenere altro denaro. Ecco dunque che, per eludere un divieto religioso, sono nati questi strumenti finanziari “Sharia-compliant”.

Proprio per questo motivo, quando nel 2013 la grande finanza occidentale iniziò ad interessarsi ai sukuk, molti esperti di finanza islamica ci tennero a precisare che definirli “bond islamici” era non solo un ossimoro, essendo basati proprio sull’assenza del rapporto prestito-interesse alla base dei bond.

A differenza delle obbligazioni classiche che prevedono un ritorno con interessi dell’investimento compiuto e il cui prezzo varia a seconda di diversi fattori quali rischiosità dell’investimento, tasso d’interesse e scadenza, i sukuk corrispondono invece ad un progetto concreto.

Questa forma d’investimento prevede che un soggetto fornisca denaro per la realizzazione di un progetto ben determinato, di cui diventa proprietario di quote con la sottoscrizione del sukuk. I sukuk rispettano il principio del "profit and loss sharing": gli investitori percepiscono un utile che dipende dall’andamento del bene sottostante, ma nessun tipo di interesse garantito. Inoltre, si accollano il rischio d’impresa, cosa che non avviene per gli investitori in obbligazioni poiché meri creditori.

Nella realtà pratica un’emissione di Sukuk presenta dei tratti in comune con un’operazione di cartolarizzazione. È prevista infatti la creazione di uno Special Purpose Vehicle (SPV), dotato di una propria soggettività giuridica i cui fondi verranno utilizzati per finanziare attività.

I titolari dei “Sukuk” hanno diritto a una quota dei ricavi generati dalle attività sottostanti. La remunerazione quindi non è un dividendo, né un interesse, ma una quota del reddito che l’asset sottostante produce. Se ne deduce che questo strumento finanziario è strettamente connesso con l’economia reale.

 

Sukuk: tipologie e caratteristiche


Veniamo ora alle principali tipologie di Sukuk, che sono: Mudarabah, Musharakah, Murabahah, Istisnah, Ijarah e i Convertibili.

 

  • Mudarabah Sukuk: è un accordo tra due parti in cui la prima parte mette il 100% capitale e gli altri apportano il management e la gestione d’impresa. Solo chi apporta il capitale risponde delle perdite, mentre in caso di utile entrambe le parti guadagnano in base a quote prestabilite.

 

  • Musharakah Sukuk: è una partnership tra banca e cliente, entrambi contribuiscono al conferimento di capitali. Le parti concordano in anticipo con un contratto i profitti, mentre le perdite sono diverse in base alle rispettive quote.

 

  • Murabahah Sukuk: è un contratto diviso in due parti. Nella prima un cliente chiede alla banca di acquistare un bene al suo posto, mentre la seconda stabilisce che dopo un certo periodo deve ricomprarlo a rate con una maggiorazione di prezzo.

 

  • Istisnah Sukuk: invece è un contratto di acquisto di beni prodotti su commessa ( manifatturieri e di costruzioni) ed è pagato al costruttore progressivamente secondo l’avanzamento del lavoro.

 

  • Ijarah Sukuk: è il contratto più tipico della finanza islamica. Funziona come il leasing: la banca o il finanziatore compra e affitta i beni all’imprenditore dietro il pagamento di un compenso. I termini del contratto sono stabiliti in anticipo e il proprietario dell’immobile rimane la banca.

 

  • Sukuk Convertibili in azioni: la conversione può arrivare al 30% del capitale azionario. Questo tipo di Sukuk ha avuto un grosso successo nei mercati europei, sempre più investitori sostengono che questi strumenti stiano diventando una valida alternativa ai tradizionali metodi di investimento.

 

Sukuk: l’inizio di una finanza più etica e reale?


I Sukuk sono diventati estremamente popolari dal 2000, quando il primo è stato emesso dalla Malesia. Il Bahrain ha seguito l’esempio nel 2001. Il primo Paese occidentale ad aver compiuto questo passo, è stato il Regno Unito, con una prima emissione di sukuk avvenuta in giugno 2014, che ha raccolto oltre 200 milioni di sterline. In precedenza, solamente piccoli Stati dell’Africa, come Gambia e Sudan, si erano interessati a questo mercato finanziario, con cifre poco significative.

Il motivo per cui l’interesse verso i sukuk si è velocemente ampliato è dato dal fatto che c’è la volontà di intercettare i sempre più ricchi flussi di liquidità asiatici e mediorientali, attraverso il finanziamento di diverse infrastrutture in Africa. Questo strumento, rispetto alle obbligazioni tradizionali, ha quindi ricadute concrete sia su chi lo acquista che su chi lo emette e di conseguenza sull’intera economia. Questo stretto legame dovrebbe farci riflettere sugli obiettivi della nostra finanza occidentale, che molto spesso tiene poco conto dell’economia reale.

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