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Petrolio ko e la Russia pensa alle obbligazioni verdi

15 giu 2020 - 12:40

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Ancora vendite sul mercato della materia prima per la paura di nuovi contagi. La Russia progetta di staccarsi dal fossile e investire nel verde emettendo Green Bond.

  • Il petrolio continua a calare condizionato dalla paura di una seconda ondata di contagi;
  • La Russia studia l'emissione di obbligazioni verdi e prepara un piano da 4,3 miliardi di dollari;
  • A giudizio degli analisti l'emissione di Green Bond può incontrare delle difficoltà ma essere un'opportunità per gli investitori.

 

Ci risiamo. Il petrolio è nuovamente zavorrato dalle vendite all'apertura della settimana sul mercato delle materie prime. Il Brent lascia sul terreno l' 1,20% portandosi appena sopra i 38 dollari al barile, lontano dal picco dei giorni scorsi quando aveva ripreso quota 43 dollari. Il WTI cala ancora più vistosamente con un -2,50% a 35,50 dollari. Cosa sta succedendo? La nuova distensione tra i Paesi produttori di greggio dopo l'ultima riunione dell'OPEC+ non è bastata per mantenere il motore acceso del rialzo. I disertori come Iraq e Nigeria sono stati disciplinati e le premesse per ulteriori tagli dopo quelli concordati ci stanno tutte. Nella prossima riunione del Cartello del 18 giugno sapremo qualcosa di più, sebbene dovrebbe essere un meeting prevalentemente di controllo sul rispetto delle quote assegnate. Il problema però sembra più legato all'effettiva ripresa della domanda. Gli investitori temono una nuova ondata di contagi e l'eventuale possibile richiusura delle attività. I nuovi casi di infezione in Cina e l'avanzata inarrestabile dell'epidemia negli Stati Uniti destano molte preoccupazioni. Se non altro perché trattasi delle due grandi superpotenze intorno a cui ruota gran parte dell'input-output legato all'oro nero.

 

La Russia ha in serbo l'emissione di Green Bond

La Russia dal canto suo ha un bel d'affare per mantenere un equilibrio con l'altro peso massimo dell'OPEC allargato, che è l'Arabia Saudita. Nel contempo però studia il modo per staccarsi dal combustibile fossile e agevolare la transizione verso l'emissione verde nell'ambito del piano mondiale del cambiamento climatico. E lo fa attraverso VEB.RF, la società di sviluppo statale russa. L'idea di fondo è fare del quinto più grande emettitore mondiale di gas serra un enorme serbatoio di energia verde.

La cosa è diventata ora alquanto urgente alla luce dell'ultima fuoriuscita di 20 mila tonnellate di gasolio da un centrale elettrica nell'area Nord del Paese. L'allarme è stato lanciato dalle Autorità investigative di Nornickel, secondo cui l'evento ha infranto le regole di sicurezza e ora minaccia l'estinzione di molti pesci, uccelli e mammiferi unici nella penisola di Taimyr in Siberia.

Entro la fine dell'estate quindi è previsto un finanziamento di 4,3 miliardi di dollari alle aziende russe che investono nell'ambiente, attraverso l'emissione di obbligazioni statali "verdi". Fino ad oggi sono state emessi Green Bond fino a 271 miliardi, con una crescita del 50% nel 2019.

E molti Stati dei mercati emergenti hanno seguito l'esempio di Mosca. Anche l'Unione Europea ha spinto per incorporare gli obiettivi ambientali negli standard per banche, gestori di denaro e assicuratori.

E a tal proposito la Russia sta cercando di integrarsi alle norme internazionali in materia di obbligazioni verde analizzando quelle che sono le riforme ambientali architettate fino a questo momento dall'Europa. In questo sia il Cremlino che la Banca Centrale sono molto convinti nel supportare gli sforzi internazionali per salvare il pianeta, stando almeno alle parole del vice Premier Alexei Miroshnichenko.

 

Il progetto dei Green Bond parte da lontano

Fu la Banca Europea degli Investimenti la prima istituzione ad aver lanciato i Green Bond, seguita a ruota dai singoli Paesi. In Europa la Polonia ha aperto le danze nel dicembre 2016 lanciando un'obbligazione verde da 750 milione di euro.

Nel gennaio del 2017 fu la volta della Francia che mise sul mercato l'Oat, una particolare obbligazione di Stato, che ebbe richieste per 22 miliardi a fronte di un'offerta di 7 miliardi. A seguito sono arrivate le obbligazioni di Irlanda, Belgio e Olanda. In Italia vi sono state solo emissioni a livello corporate come quelle di Hera, Enel, Intesa San Paolo, Ferrovie dello Stato e Cassa Depositi e Prestiti.

 

Le obbligazioni verdi russe: il giudizio degli analisti

Secondo Sergey Dergachev, gestore di fondi presso la Union Investment Privatfonds GmbH di Francoforte, l'emissione di titoli obbligazionari a sfondo ambientale potrebbe essere una buona occasione per gli investitori per diversificare il portafoglio di investimenti; ma anche per gli emittenti per effettuare una diversificazione degli investitori stessi.

L'esperto però vede maggiore difficoltà di emissione per quanto riguarda i metalli e le società minerarie. Maggiori dubbi arrivano da parte di Ksenia Mishankina, direttore del reddito fisso dei mercati emergenti presso Union Bancaire Privee in Londra.

A suo giudizio alcune compagnie energetiche operanti nell'artico come Novatek e Gazprom potrebbero risentire dello scioglimento dei ghiacciai ma, rispetto a quelle operanti a Nornickel, sono più moderne e attrezzate. Di conseguenza sarebbero meno propense ad adeguare gli standard internazionali e meno recettive all'emissione di Green Bond.

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