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Cina: rischio nuova bolla debito imprese con misure anti pandemia

30 nov 2020 - 07:15

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Le misure antipandemiche prese da Governo e Banca Centrale per riattivare il credito possono generare in Cina un'ondata di insolvenze. Pechino intende evitarla, ecco come

È chiaro a tutti che la tragedia secolare del Coronavirus ha creato dal punto di vista economico una spaccatura profonda tra il fronte asiatico e il resto del Mondo. La Cina in primis si è risollevata e sta iniziato un nuovo cammino verso la crescita prorompente degli anni scorsi, mentre l'Europa e le Americhe con ogni probabilità si leccheranno le ferite per un pò di tempo. In tutto questo c'è però una minaccia che incombe all'orizzonte per il Dragone: il pericolo di default di molte aziende sostenute dai finanziamenti statali e attraverso il cosiddetto sistema bancario ombra. Vediamo di che si tratta.

 

Cina: un'esposizione debitoria che parte da lontano

Quando è esploso il Covid-19 in Cina, sono stati immediatamente presi dei provvedimenti a livello governativo con soldi a pioggia per evitare insolvenze e fallimenti. Infatti si conta che nei primi tre trimestri del 2020 questi sono diminuiti del 20% a 85,1 miliardi di yuan. Il problema è che negli anni precedenti, la crescita è stata accompagnata da un'esposizione debitoria che origina dalla grande crisi del 2008.

Da allora infatti l'abbuffata di prestiti attraverso i veicoli di finanziamento per supportare i progetti infrastrutturali ha fatto esplodere il debito delle imprese al 160% del PIL nell'arco di un decennio (era solo del 101% nel 2008). Questo ha comportato che le imprese statali si sono trovate di fronte a un certo punto alla difficoltà di sostenere l'enorme indebitamento, dichiarando il defult.

Tra il 2018 e il 2019 c'è stato un aumento record delle insolvenze obbligazionarie, con cifre che si aggirano rispettivamente intorno ai 122 e 149 miliardi di yuan. Tutto ciò sebbene già nel 2017 il Presidente Xi Jinping aveva promesso un giro di vite per spezzare la catena del credito facile e soprattutto per frenare il moral hazard da parte del sistema bancario.

 

Cina: macchina del credito riattivata da provvedimenti pandemici

La tolleranza zero impressa da Pechino ha comunque avuto l'effetto di consentire la caduta di qualche grande impresa sostenuta dallo Stato, minando sì la fiducia degli investitori, però aprendo la strada a un'economia più di libero mercato rispetto a una totalmente manipolata dallo Stato. Si è però dovuta scontrare con le esigenze di evitare la catastrofe quando è arrivata la pandemia.

A quel punto la Banca Centrale cinese ha cominciato a stampare miliardi di yuan e le Autorità di Regolamentazione si sono affrettate per approvare le obbligazioni antiepidemiche. I tassi di interesse sono stati abbassati così come i coefficienti di riserva obbligatoria, proprio per incoraggiare il prestito. In realtà una parte del denaro è stato utilizzato per rinnovare un debito vecchio da parte delle aziende in difficoltà. Questo ha certamente favorito un calo delle inadempienze, ma è forte il sospetto che il problema è stato solo spostato in avanti.

 

Cina: cosa attendersi per i prossimi anni sul fronte del debito?

C'è quindi da aspettarsi una bolla del debito prossima a scoppiare nei prossimi anni? La politica in tal senso si è mossa per evitarlo, imponendo comunque regole finanziarie più stringenti soprattutto per quei settori come quello immobiliare che possono essere forieri di una crisi. In passato erano soprattutto il comparto del carbone e dell'acciaio a destare preoccupazioni. Oggi invece le società che rischiano di saltare sono legate ai disastri pandemici, quindi riguardano le aziende dei trasporti, del turismo e della vendita al dettaglio.

Il sistema bancario è diventato riluttante a concedere finanziamenti alle imprese più piccole o comunque non sostenute dallo Stato. Questo giocoforza comporta un innalzamento dell'asticella d'allarme per tutto il sistema. Tuttavia la preoccupazione rimane. L'anno scorso Tewoo Group , uno dei principali commercianti di materie prime con sede a Tianjin, ha ristrutturato 1,25 miliardi di dollari di debito in un accordo senza precedenti, in cui la maggior parte degli investitori ha accettato perdite consistenti. È stata la più grande insolvenza di obbligazioni in dollari tra le società statali in 20 anni. La paura è che possa essere solo la prima di una serie.

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