Petrolio: in arrivo primo calo trimestrale in 2 anni, ecco il motivo | Investire.biz

Petrolio: in arrivo primo calo trimestrale in 2 anni, ecco il motivo

27 set 2022 - 07:00

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A causa di diversi fattori macroeconomici, il greggio si accinge a chiudere il peggior trimestre da oltre 2 anni. C'è da aspettarsi una reazione dell'OPEC? Scopriamolo

Il petrolio scivola ancora in questo inizio settimana, sull'incertezza del quadro economico generale che farà diminuire i consumi della materia prima. Il WTI è arrivato sotto i 78 dollari al barile, mentre il Brent staziona sotto gli 84 dollari. La soglia psicologica di 80 dollari è considerata molto importante, perché oggi rappresenta la quotazione per cui i produttori di energia riescono a trivellare in maniera efficiente senza per questo incidere troppo sull'inflazione e impattare negativamente sull'economia.
 
In precedenza era il livello di 60 dollari quello chiave, ma con le nuove condizioni del mercato determinate dalla crisi energetica e dal contesto geopolitico, l'asticella si è alzata. Se nelle prossime sedute i prezzi del greggio dovessero confermarsi agli attuali livelli, il mese di settembre chiuderebbe il primo trimestre in calo da oltre due anni
 
 

Petrolio: l'OPEC interverrà ancora per arginare le vendite?

Le vendite sul petrolio stanno riflettendo la politica monetaria della Federal Reserve, che ha ripetutamente alzato i tassi d'interesse e si prepara a stringere ulteriormente nei prossimi mesi. Nell'ultima riunione del 20/21 settembre i tassi sono stati elevati dello 0,75%, segnando il terzo aumento consecutivo di questa portata.
 
La cosa più preoccupante è che il Governatore Jerome Powell ha detto in conferenza stampa che non c'è altro modo per abbattere l'inflazione, che negli Stati Uniti al momento si colloca all'8,3%. Questo probabilmente porterà a una recessione economica che genera un calo della domanda di greggio.
 
Inoltre, le strette sul costo del denaro hanno rafforzato il dollaro USA, il che rende l'acquisto della materia prima più oneroso per gli operatori, essendo questa quotata in dollari. Di conseguenza, la richiesta tende a ridursi. Non è escluso, quindi, che in seguito potremo vedere ancora un abbassamento dei prezzi, magari fino a 60 dollari, considerato sempre un prezzo di equilibrio.
 
Tutto ciò però potrebbe innescare la reazione dell' OPEC+, che nell'ultima riunione ufficiale di inizio settembre ha deciso per un lieve incremento dell'output e che dalla prossima potrebbe forzare la mano sia con interventi verbali che con atti concreti. L'Organizzazione dei Paesi esportatori di oro nero aveva già avvertito di monitorare il mercato con attenzione e il sell-off di quest'ultima settimana potrebbe spingerla all'azione.
 
Secondo Gary Ross, Amministratore Delegato di Black Gold Investors LLC, "i rialzi del dollaro stanno demolendo le materie prime, con l'equilibrio tra domanda e offerta di petrolio che ha recuperato terreno, mentre si sta entrando nel quarto trimestre accumulando scorte". In una nota, Australia & New Zealand Banking Group ha scritto che "il mercato in questo momento sta scontando l'impatto tipico di una profonda recessione e le vendite sul greggio potrebbero dar luogo a un nuovo intervento da parte dell'OPEC".
 
 
 

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