BCE: il voto degli analisti al PEPP allargato | Investire.biz

BCE: il voto degli analisti al PEPP allargato

05 giu 2020 - 09:29

05 dic 2022 - 15:35

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La BCE ha raccolto il benemerito di gran parte dell'opinione pubblica . E i Governi si mostrano più coraggiosi potendo contare sull'appoggio monetario dell'Eurotower.

  • Christine Lagarde come Draghi, lotta a tutto campo per risollevare l'Europa;
  • Gli analisti apprezzano il PEPP allargato e prevedono ulteriori interventi per il futuro;
  • Le politiche fiscali dei Governi seguono le indicazioni della BCE e la Germania vara un piano da 130 miliardi.

 

Christine Lagarde sta entrando piano piano nel cuore dei mercati. Anche oggi le Borse europee sono partite con il piede giusto e segnano rialzi diffusi, mentre lo spread BTP/Bund tedeschi continua a scendere raggiungendo la quota di 170 punti base. La sensazione che l'ex FMI ha lasciato nella giornata di ieri dopo la consueta riunione mensile della BCE è che l'istituto centrale sarà determinato ad andare fino in fondo per ridare vitalità ad un'economia asfaltata dal Coronavirus. E non è tanto la nuova iniezione di liquidità di 600 miliardi che ha portato il PEPP a una dotazione di 1.350 miliardi. Ma la prospettiva che la Banca Centrale Europea farà tutto quello che è necessario per salvaguardare l'interesse dell'Europa e della sua economia. Un pò come fece Mario Draghi quando utilizzò l'espressione "whatever it takes" che è diventata lo slogan sottaciuto di Governi e Banche Centrali ogniqualvolta hanno dovuto adottare un provvedimento che rompesse le regole.

L'atteggiamento della BCE piace agli analisti

Anche la maggior parte degli analisti è stata conquistata dalle decisioni e dalle parole di Christine Lagarde. Secondo Sebastien Galy, Senior Macro Strategist di Nordea AM, il PEPP allargato darà il là a un possibile rally dei Bund a 10 anni dei Paesi più indebitati, come l'Italia e la Grecia. L'esperto ritiene che la BCE abbia tra l'altro cercato un compromesso per dipanare la situazione controversa che riguarda la sentenza della Corte Costituzionale tedesca e abbia oculatamente valutato i costi e i benefici conseguenti alle decisioni di politica monetaria.

Ancora più entusiastica l'opinione di Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia. Con l'allargamento del PEPP l'Eurotower avrebbe garantito una copertura di fondi importantissima, visto che quelli derivanti direttamente dall'Europa nell'ambito della Next Generation EU arriveranno non prima del 2021. Questo servirebbe per tenere bassi gli spread e quindi i costi dei Paesi più in difficoltà finanziaria, ma nel contempo per dare un messaggio preciso al mercato, ossia che Francoforte è disposta a tutto pur di salvaguardare la stabilità finanziaria dell'Eurozona.

Più pragmatico il commento di Oliver Blackbourn, Multi-Asset Portfolio Manager di Janus Henderson Investors. A parere dell'analista la Banca Centrale si è prima di tutto preoccupata di non deludere i mercati, ma ha dato a prescindere un segnale di stimolo importante a tutta l'economia. Se non avesse aumentato il programma di acquisto dei titoli di Stato non avrebbe potuto tenere a lungo il ritmo perché le risorse si sarebbero esaurite a breve. Un'ulteriore rassicurazione al mercato, secondo Blackbourn, è stata data nel momento in cui Lagarde ha sminuito l'incidenza della sentenza di Karlsruhe. In questo passaggio Lagarde è stata chiara: la BCE proseguirà imperterrita nella sua politica monetaria accomodante finché necessario.

L'Europa finora ha recepito il messaggio della BCE sulla politica fiscale

Dalla conferenza stampa di ieri un messaggio che senza dubbio sarà arrivato a Bruxelles riguarda lo sforzo richiesto ai Governi di attuare delle politiche fiscali coraggiose. E l'endorsment al Recovery Fund rientra in questo contesto. Lo stesso discorso vale per tutte le misure finora messe in piedi dall'Europa, tipo SURE, MES, BEI. In questo Lagarde sembra seguire la stessa linea di Mario Draghi quando, ripetendo lo stesso ritornello ad ogni riunione ufficiale, esortava gli Stati a osare di più.

Sarà stata la situazione di estrema emergenza, però i principali Paesi dell'Eurozona si sono dati una scrollata e hanno cominciato a viaggiare in questa direzione. La Germania ieri ha varato un piano di stimoli di 130 miliardi, pari al 4% del PIL. Tra i provvedimenti adottati l'abbassamento dell'aliquota IVA dal 19% al 16% e dal 7% al 5%, il taglio delle bollette dell'elettricità a famiglie e imprese, il bonus per ogni figlio da 300 a 600 euro e investimenti di 50 miliardi nell'economia verde.

La Francia finora ha stanziato 45 miliardi per famiglie e imprese, 8 miliardi di bonus per rilanciare il settore auto martoriato dal crollo della domanda e ha annunciato 18 miliardi per risollevare il settore del turismo. L'Italia, che è stato il Paese in Europa più danneggiato dal Covid-19, per il momento con il Decreto Cura Italia e il Decreto Rilancio ha messo a debito e a fondo perduto circa 80 miliardi di aiuti a famiglie e imprese.

La partita probabilmente non è finita qui, almeno fin quando l'Europa riuscirà a non far emergere troppo le divisioni interne e qualcuno tornerà a rivendicare politiche estreme di rigore per tenere a posto i conti.

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