FED: ecco le 6 sfide per il 2021 | Investire.biz

FED: ecco le 6 sfide per il 2021

27 dic 2020 - 09:00

19 dic 2022 - 09:07

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Tra Covid ed effetti del virus sull'economia USA, per i mercati il 2020 è stato l'anno della Federal Reserve. Ma ora, quali sono le 6 sfide della FED per il 2021? Eccole

Nel mondo post-Covid le banche centrali dovranno fare i conti con molte sfide. Non sarà necessaria una nuova leadership, ma una nuova comprensione di quello che è il loro vero ruolo nell’economia e nei mercati

Il neo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, nel suo primo anno in carica ha l'opportunità di riconquistare la leadership della Federal Reserve: gli attuali mandati del presidente Jerome Powell e dei due vicepresidenti scadono infatti entro il 2022.

 

FED: le 6 sfide 2021

Nel mondo post-Covid, ciò di cui hanno bisogno la FED, così come le altre banche centrali del mondo, non è una nuova leadership, ma una nuova comprensione di ciò che realmente sono e di quello che deve essere il loro ruolo nell’economia e nei mercati finanziari.

Dalla crisi dei mutui sub-prime le banche centrali, in particolare la Federal Reserve, sono diventate sempre più influenti sui mercati finanziari, ma a che prezzo? Vediamo insieme dove siamo ora e quali potrebbero essere i temi caldi a partire dal 2021:

 

  • Banche centrali: grandi poteri, grandi responsabilità

Le banche centrali sono emerse dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009 come l'unico baluardo efficace contro il disastro economico. Mohamed El-Erian, capo consigliere economico di Allianz SE, ha definito le banche centrali come "l'unico gioco in città". Possiamo vedere come il mondo sia arrivato a fare affidamento sulle banche centrali dalla recente discussione sul loro potenziale ruolo nella lotta al cambiamento climatico.

Questa dipendenza dalla politica monetaria ha avuto due effetti collaterali: ha messo alla prova gli strumenti di politica monetaria dei banchieri centrali e ha focalizzato maggiore attenzione sul modo in cui la politica monetaria può avere avuto un impatto sulla disuguaglianza di reddito e sull'efficienza dell'economia. Il secondo effetto collaterale è probabilmente il più urgente. La Fed infatti si proponeva di affrontare diversi fatti correlati che hanno reso più difficile per molte banche centrali svolgere il proprio lavoro.

Il primo problema è senza dubbio quello del costo del denaro. I tassi di interesse reali a lungo termine sono estremamente bassi. Il secondo è invece la relazione molto più debole tra i tassi di disoccupazione e l'inflazione salariale nelle economie avanzate: quando la disoccupazione è diminuita in modo significativo l'inflazione non è però aumentata.

Dal 2021, quindi, in un mondo profondamente cambiato con la pandemia di Coronavirus, saranno almeno 6 le sfide che la la banca centrale più potente del mondo dovrà affrontare. Vediamole nel dettaglio.

 

  • Tassi di interesse, inflazione e credibilità

Le banche centrali sono costrette ad operare sempre più al “Zero Lower Bound”, il limite inferiore zero, incapaci di tagliare ulteriormente i tassi ufficiali e faticando a spingere al ribasso i tassi di interesse reali a breve termine. In un tale contesto, la Fed si è giustamente preoccupata che un obiettivo di inflazione simmetrico del 2% tendesse ad avere un risultato asimmetrico.

Sapendo che la banca centrale ha più capacità di far scendere i prezzi da un obiettivo superiore a quello necessario per sollevarli da un obiettivo inferiore, le imprese e i consumatori si aspetteranno giustamente che l'inflazione raggiunga una media leggermente inferiore a quella prevista.

Il rischio è che queste aspettative al di sotto del 2% si auto-alimentino e l'inflazione nel tempo scenda cronicamente. Questo è un problema significativo. Il più volte mancato raggiungimento dell'obiettivo di inflazione è negativo per l’economia, ma sopratutto per la credibilità della banca centrale. Se la graduale perdita di credibilità delle banche centrali rendesse progressivamente più difficile per loro svolgere il proprio lavoro, il prezzo sarebbe caro per tutti.

Con l'economia che fatica a recuperare la sua forza pre-pandemica, i funzionari della Fed hanno affermato chiaramente che il costo del denaro rimarrà vicino allo zero per almeno altri tre anni, poiché i rischi per l'economia rimangono elevati. Inizia a maturare la consapevolezza che le maggiori economie possano lentamente scivolare verso una fase di deflazione.

Questo pone delle sfide importanti alle banche centrali. Se ciò dovesse accadere, soprattutto in un quadro economico ancora in difficoltà, occorrerebbe modificare nuovamente l’impostazione della politica monetaria, spostandosi sul terreno dei tassi d’interesse negativi, sulla quale vi sono solo alcune prime esperienze.

 

  • Ricchi sempre più ricchi

L’operato delle banche centrali, in particolar modo la politica estremamente accomodante, ha avuto un impatto collaterale sui mercati finanziari: ha contribuito ad un'eccessiva assunzione di rischi in diverse asset class e inoltre ha contribuito ad aumentare la ricchezza dei già benestanti.

I commenti pubblici di Powell e dei suoi colleghi responsabili delle politiche della FED questa estate, sulla scia delle proteste di Black Lives Matter, suggeriscono che hanno capito quanto potrebbe essere costoso per la banca centrale se grandi parti della popolazione arrivassero a credere che la Fed non è in grado di fare politica per loro conto.

Quando la FED ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse nel 2015 per evitare la possibilità di inflazione, la disoccupazione bianca era al 4,4% mentre il tasso di disoccupazione nero era all'8,5%. In teoria la FED non può controllare direttamente le disparità razziali nei salari e nella disoccupazione, ma Il team economico di Biden vuole anche che la banca centrale si concentri maggiormente sulla disuguaglianza razziale nell'economia. I Democratici al Congresso hanno introdotto una legislazione per aggiungere tale obiettivo al mandato esistente della FED insieme alla stabilità dei prezzi e alla massima occupazione. In caso di approvazione questa decisione del neo Presidente Usa potrebbe avere implicazioni rilevanti sull’operato dell’istituto centrale.

 

  • Mandato per l'occupazione

La banca centrale degli Stati Uniti ha compiuto alcuni passi avanti nel 2020, non solo aggiornando il suo approccio all'inflazione, ma rafforzando la sua intenzione di servire tutti i cittadini statunitensi.

La Federal Reserve in futuro accetterà che per brevi periodi l'inflazione salga al di sopra del 2% senza alzare i tassi di interesse, puntando a raggiungere il suo obiettivo nella media di periodo.

In questo modo la banca centrale potrà mantenere più a lungo a regime gli stimoli all'economia mentre cerca di raggiungere l'altro target previsto dal suo mandato, quello della massima occupazione. Tuttavia, la realtà è che il suo affidamento a continui QE e alla forward guidance dei tassi di interesse la lascerà ancora estremamente dipendente dai mercati.

In sostanza, tutto ciò che il nuovo linguaggio della FED implica è che continuerà ad alimentare i prezzi degli asset e la disuguaglianza di ricchezza. Sarebbe, tuttavia, una rivoluzione per le banche centrali come la BCE, che tradizionalmente ha definito il proprio mandato in modo restrittivo attorno all'unico obiettivo della stabilità dei prezzi.

 

  • Impatto della crisi Covid-19

Il Covid-19 sembra che abbia prodotto un antidoto parziale all'eccessivo affidamento sulle banche centrali, sotto forma di politica fiscale estrema. Il Fondo Monetario Internazionale prevede che il rapporto debito pubblico lordo aumenterà di oltre il 20% tra il 2019 e il 2021 negli Stati Uniti e nel Regno Unito e del 16%, in media, nella zona euro.

Ma come sottolineano gli economisti di Bloomberg Jamie Rush e David Powell, questa ondata di prestiti pubblici non sarebbe stata possibile senza che le banche centrali stampassero moneta. La liquidità della banca centrale è stata cruciale per mantenere la calma nei mercati obbligazionari statunitensi ed europei. In questo senso, la politica fiscale non ha sostituito il supporto estremo della politica monetaria.

 

  • L'aumento della spesa pubblica

Le banche centrali stanno finanziando lo stimolo fiscale, insieme a prezzi delle azioni sempre più elevati e prestiti aziendali a basso costo. Almeno in teoria, lo stimolo fiscale del governo a famiglie e imprese dovrebbe essere distribuito in modo più equo rispetto ai guadagni derivanti dall'aumento dei prezzi delle attività.

Tuttavia, se la contropartita dell'aumento del debito pubblico e quindi della maggiore liquidità della banca centrale è stata un drammatico aumento del risparmio privato, anche questo risultato non è del tutto chiaro.

I dati del censimento degli Stati Uniti suggeriscono che la ricchezza del 10% più ricco delle famiglie statunitensi è aumentata di uno straordinario 5,6 trilioni di dollari nel secondo trimestre del 2020 grazie al rialzo di Wall Street.

 

  • L’indipendenza della banca centrale

Molto probabilmente, nel lungo termine il mondo starebbe meglio se le banche centrali conservassero la loro indipendenza. Se e quando l'inflazione riapparirà, è ragionevole chiedersi se le banche centrali saranno altrettanto desiderose di aumentare i tassi di interesse, se questo mettesse a rischio la sostenibilità fiscale dei governi nazionali.

Comprensibilmente, le banche centrali sono desiderose di mantenere "un'ambiguità costruttiva" sulla questione relativa al come farebbero questi futuri compromessi. In un certo senso, vogliono i benefici del dominio fiscale - un partner prezioso nella battaglia per sostenere l'economia - senza i costi reputazionali.

Per rendere sostenibile questa via di mezzo, tuttavia, queste istituzioni hanno probabilmente bisogno di sottoscrivere una concezione più ampia di ciò per cui sono state create. L’obiettivo della banca centrale non dev’essere solo quello di rispettare un target di inflazione, ma consentire allo Stato di fornire risultati migliori per le persone, sopratutto in un mondo in cui la produttività e i tassi di interesse sono e saranno ancora per molto tempo strutturalmente bassi.

Che si tratti dei tassi negativi della BCE o degli acquisti di junk bond da parte della FED, la politica monetaria nella maggior parte delle economie più avanzate è cambiata drasticamente negli ultimi 10-15 anni. Riformulare il loro mandato, rendendolo più ampio per riflettere meglio le complesse sfide e le pressioni di questo nuovo ambiente economico e sociale non sarà semplice.

La pandemia di Coronavirus potrebbe essere vista come la fine di un ciclo e l’inizio di uno nuovo, dunque un ottimo momento per iniziare a cambiare le cose.

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