IPO Robinhood: 3 motivi per stare in guardia con le azioni | Investire.biz

IPO Robinhood: 3 motivi per stare in guardia con le azioni

27 lug 2021 - 07:00

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Il grande debutto a Wall Street della piattaforma di trading è in dirittura d'arrivo e gli investitori debordano di entusiasmo. Ci sono però 3 spie da considerare, eccole

Tra 2 giorni arriva una delle più attese quotazioni dell'anno nella Borsa di New York. Robinhood farà il debutto con una valutazione che il prospetto informativo prevede possa raggiungere i 35 miliardi di dollari, collocando sul mercato 55 milioni di azioni in una forbice di prezzo tra 38 e 42 dollari. Il 35% di tali azioni è riservato agli utenti della piattaforma attraverso la funzione IPO Access prima che inizi la negoziazione in Borsa.

Sabato scorso si è tenuto un roadshow dove l'Amministratore Delegato Vlad Tenev, il Direttore creativo Baiju Bhatt e il direttore finanziario Jason Warnick hanno parlato dell'azienda, rispondendo alle domande del pubblico. Nell'occasione è stato chiarito il motivo per cui l'azienda ha voluto adottare questa politica privilegiando il piccolo investitore rispetto a quello istituzionale.

Tutto quanto pur nella piena consapevolezza che Robinhood andrebbe incontro a un duplice rischio: il primo è quello che i piccoli trader vendano immediatamente le azioni non appena i rialzi iniziali nel primo giorno di contrattazione si fanno elevati, mentre gli investitori istituzionali tenderebbero a tenerle per un tempo più lungo; il secondo è quello derivante dalle possibili cause legali a seguito di problemi tecnici, come successo in passato quando gli scambi si sono fatti particolarmente intensi.

 

Robinhood: 3 motivi per non comprare le azioni

L'eccesso di entusiasmo per la piattaforma di social trading dovrebbe di per sè essere un campanello d'allarme, però ragionando a mente fredda vi sono almeno 3 motivi per cui bisognerebbe tenere alta la guardia:

 

La sostenibilità delle entrate

La politica di commissioni zero ha dirottato gran parte dei trader verso la piattaforma di Robinhood in questi anni, facendo aumentare il volume di vendita dell'azienda. Il 2020 è stato un anno record e quest'anno ci sono tutti i presupposti per fare ancora meglio. Nel primo trimestre infatti la società ha fatto 522 milioni di dollari di fatturato e per il secondo le stime sono in un intervallo compreso tra 546 e 574 milioni.

Il problema è che l'81% delle entrate derivano dal flusso degli ordini dei clienti trasferiti alle società commerciali come Citadel Securities, Virtu Americas e G1X Excecution, le quali eseguono le operazioni e traggono profitto dallo spread bid-offer. Questo funziona nel momento in cui il trading è frenetico, per cui il pagamento per il flusso degli ordini aumenta, ma quando gli scambi si affievoliscono anche le entrate dagli spread lo fanno.

Tutto ciò comporta che, se non c'è un'entrata alternativa, il broker rischia un crollo degli introiti. Su questo la Security and Exchange Commission ha acceso un faro, sollevando parecchie preoccupazioni. A dicembre del 2020 Robinhood ha chiuso una controversia sborsando 65 milioni di dollari per saldare le spese che i market maker hanno addebitato in eccesso ai clienti per eseguire le transazioni. Alcuni avanzano l'ipotesi che la SEC potrebbe addirittura vietare la pratica del flusso di ordini.

 

La dipendenza dalle criptovalute

La piattaforma è molto dipendente dal trading delle valute digitali. Questo potrebbe essere molto vantaggioso da un lato, in quanto sempre più persone si stanno cimentando in questo tipo di investimento, ma potrebbe anche rivelarsi un'arma a doppio taglio. Se la regolamentazione della blockchain dovesse inasprirsi, come del resto stiamo vedendo recentemente, il contraccolpo di una perdita di interesse verso il settore sarebbe letale per Robinhood.

E questo è un rischio che forse non è stato adeguatamente soppesato, seppur presente nel prospetto informativo dove la piattaforma di trading ha menzionato espressamente il rischio di un calo delle quotazioni di Dogecoin sui volumi operativi dei propri clienti. 

 

La difficoltà a diversificare il business

Il grande obiettivo di Robinhood è quello di adottare altri modelli di business, espandendosi ad esempio nel settore dei prestiti e pagamenti. In passato tuttavia l'azienda ha fallito nell'intento. Circa 3 anni fa la società aveva architettato un piano per offrire conti correnti e di risparmio, ma l'ha dovuto ritirare perché non è riuscita a fornire le dovute assicurazioni.

Successivamente non ha portato a termine la richiesta di uno statuto bancario nel Regno Unito. In questo momento non si vede come Robinhood possa riuscire laddove non ha avuto successo in passato, a meno che non migliori qualcosa a livello strutturale per proporsi ai clienti con un servizio diverso, come hanno fatto altri player nel settore come Square, Paypal e SoFi Technologies.

 

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