Bolla delle biciclette: quel disastro che fa pensare a Tesla | Investire.biz

Bolla delle biciclette: quel disastro che fa pensare a Tesla

21 feb 2021 - 09:00

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Il collegamento tra la bolla delle biciclette e quello che potrebbe succedere a Tesla è stato fatto da qualche analista. Ma esistono davvero punti in comune? Vediamolo

Nel periodo in cui i titoli tecnologici hanno raggiunto vette fino a poco tempo fa impensabili si discute sempre di più circa la possibilità che i rialzi azionari possano preparare il terreno per l'ennesima bolla.

Una delle società che è cresciuta di più e che è nel mirino dei catastrofisti di Wall Street è sicuramente Tesla. Nel 2020 il produttore di auto elettriche ha visto salire il suo valore di Borsa a un ritmo impressionante e oggi ha una valutazione azionaria che è più di 1.000 volte gli utili stimati.

La storia di Tesla fa venire in mente qualcosa che accadde quasi due secoli fa e che fu definita la bolla delle biciclette. Vediamo come andò e perché ha senso accostare la vicenda a quello che potrebbe accadere alla società di Elon Musk.

 

Bolle: l'invenzione della bicicletta

Il primo modello di bicicletta fu brevettato in Germania nel 1818, ma non ebbe molto successo. Si trattava di un complesso senza pedali che però mise le basi per un successivo perfezionamento. Infatti nel 1860 fu pensato di mettere i pedali nella ruota anteriore, che era più grande rispetto a quella posteriore. In qualche modo si riusciva a circolare con un modello simile a quello di una vera bicicletta con catena a trasmissione e ruote gonfiabili.

Modello che arrivò in Inghilterra nel 1884 grazie a John K. Starley, che realizzò la prima bicicletta di sicurezza denominata Rover. Essa aveva ruote di dimensioni uguali e trasmissione a catena sulla ruota posteriore. Quattro anni dopo lo scozzese John Boyd Dunlop montò il primo pneumatico a camera d'aria e la cosa ebbe un tale successo che ci fu un'autentica corsa all'acquisto. Così arrivarono le prime competizioni sportive come il Tour de France nel 1903 e il Giro d'Italia nel 1909.

 

 

Business biciclette: come fu costruita una bolla

Nel frattempo però un grande imprenditore fiutò l'eccellenza del business prima degli altri: il suo nome era Ernest Terah Hooley, il quale acquistò la Pneumatic Tyre per la somma enorme per l'epoca di 3 milioni di sterline. In realtà Hooley intuì le potenzialità di crescita dell'azienda, che in Borsa aumentò in pochi mesi di oltre 10 volte il suo valore.

Trascinate dall'entusiasmo generale, tutte le azioni del settore attirarono un grande afflusso di capitali e crebbero in media del 200%. Tra il 1896 e il 1897 si conta che ben oltre 600 società che producevano biciclette e componenti per le biciclette si quotarono nella Borsa di Londra.

Ormai il settore delle due ruote era considerato dalla carta stampata come la rivoluzione del millennio e nessuno in quel momento sospettava di una bolla. In realtà l'atterraggio fu molto rumoroso. A dicembre 1897 una pioggia di vendite si abbatté sui titoli del comparto, che crollarono del 40%.

Il sell-off continuò violento per tutto il 1898, con le azioni dei produttori di biciclette che franarono miseramente del 71% dai massimi dell'anno prima. Il grande sogno che fino ad allora aveva accompagnato gli investitori, era inesorabilmente destinato a svanire nel nulla. Così, molti risparmiatori persero i loro soldi e molte aziende videro lo spettro del fallimento.

 

Bolla biciclette: le similitudini con Tesla

Ma davvero le due situazioni sono paragonabili? Qualche punto in comune in effetti c'è. Allora come oggi, ci fu un Elon Musk incarnato in Ernest Terah Hooley che vendette un'idea, forse un'illusione, di trasformare letteralmente il modo di pensare e di essere delle persone. E lo fece proprio mettendo un prodotto sul mercato.

Anche a quel tempo ci fu la spinta dei media e di una massa di investitori che vollero credere in un progetto al di là di tutto il resto. Esattamente come accade oggi con le auto elettriche, la concorrenza all'epoca si fece ben presto molto nutrita e far parte di quel ramo era diventato ormai una moda, quasi un credo, a cui rinunciare poteva significare perdere l'occasione della vita.

Forse il raffronto tra le due realtà è figlio di una forzatura che affonda le sue radici nel progresso tecnologico. Di certo però su una cosa non si può fare a meno di trovare una certa assonanza, che in verità accomuna un pò tutte le bolle: la convinzione diffusa che "stavolta andrà diversamente".

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